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Mentre scrivo, il 05 marzo 2020, la pagina del Ministero della Salute riporta la presenza di 2706 positivi al tampone del coronavirus (aggiornato al 04 marzo alle ore 18:00). Nelle ultime settimane abbiamo dovuto prendere dimestichezza con termini nuovi e con un virus sconosciuto di cui non sappiamo quasi nulla. La comparsa del coronavirus sul territorio italiano ha dunque aperto una serie di tematiche psicologiche cruciali, con cui ognuno di noi deve necessariamente fare i conti. Il compito fondamentale di ciascun cittadino oggi è quello di operare una scelta, per se stessi e per la propria figlia, circa il livello di rischio che consideriamo accettabile in termini anche di rinunce sia sociali che economiche. Operare tale scelta in maniera efficace non è semplice, in quanto il panico generato da questa situazione può renderci particolarmente irrazionali. Tuttavia, è fisiologico provare paura ed è proprio questa emozione, a tratti così spiacevole, che è in grado di guidare il nostro comportamento verso scelte prudenti, in grado di tenere conto di tutte le variabili in gioco. Ovviamente, il livello di rischio deve tenere conto delle caratteristiche del soggetto e delle persone che compongono il proprio nucleo (età, presenza di patologie pregresse, presenza di bambini ecc.), ma anche in casi di bassissimo rischio è necessario tenere a mente che l’obiettivo delle limitazioni imposte e suggerite dai politici che ci governano è quello di ridurre l’impatto del virus sul Sistema Sanitario e di proteggere le fasce più deboli. Oggi più che mai dobbiamo mantenere alto il livello di consapevolezza della forza dell’interdipendenza,

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