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Non è stato facile scrivere qualcosa a proposito del Coronavirus: per settimane ci ho provato, ma ogni volta inevitabilmente mi sono interrotta, perdendomi nelle notizie dei principali giornali, nei bollettini della Protezione Civile oppure negli studi epidemiologici dell’ISS.

Ad oggi le comunicazioni che ricevo non sono delle più confortanti: il peso della quarantena comincia a farsi sentire, le preoccupazioni per la nostra salute e quella dei nostri cari si aggrovigliano in un rimuginio costante, alla luce anche, ma non solo, delle paure legate al futuro socio-economico del nostro paese.

Al di là delle inclinazioni caratteriali di ognuno, può non essere semplice mantenere la lucidità in questo momento storico: la mancanza di attività all’aria aperta e di contatti sociali limita e non di poco la possibilità di attivare strategie di coping efficaci nel tentativo di ridurre le emozioni negative e l’infodemia a cui siamo sottoposti non ci permette di trovare agevolmente distrazioni casalinghe. E allora quali sono le strategie che possiamo mettere in atto per superare senza eccessive ricadute psicologiche la quarantena?

Sui social ho trovato una miriade di suggerimenti, più o meno fondati che invitano le persone ad attivare comportamenti pro-attivi o tecniche psicologiche per evitare il nreack-down emotivo. Io sarò più drastica e ne darò solo uno che a mio parere li racchiude tutti.

Siamo tutti parte attiva nella battaglia che stiamo combattendo con il virus. Ognuno di noi ha un ruolo ben preciso anche se spesso poco riconosciuto: c’è chi lavora in prima linea (penso ovviamente ai sanitari), chi si impegna perché la popolazione possa continuare a mantenere uno stile di vita accettabile (gli operai nelle fabbriche, gli addetti ai supermercati, i farmacisti, i corrieri ecc.) e chi semplicemente deve stare a casa, mandando avanti o meno il proprio lavoro. A mio pare l’unica domanda domanda che ognuno di noi deve porsi in questa situazione è la seguente: che ruolo devo giocare in questa battaglia? Una volta definito il proprio ruolo nel presente il nostro comportamento deve modificarsi in base alle risposte a queste domande: cosa posso fare io in questa situazione per rendermi utile? Posseggo delle competenze che posso mettere in campo in sicurezza per “essere d’ aiuto” in questa situazione? C’è qualcosa che posso fare per rendere la mia vita e la società migliore una volta che l’emergenza sarà finita?

Personalmente, oltre a continuare a svolgere il mio lavoro,ancorché a distanza, mi sono posta come obiettivo personale quello di provare a portare sempre un messaggio di speranza, cercando di lasciar intravedere una luce anche dove sembra esserci solo oscurità. Dal momento in cui ognuno di noi riuscirà ad assumere un ruolo decisivo e mosso realmente da un sentimento di solidarietà, la battaglia contro il virus non solo sarà vinta, ma potrà anche regalarci un mondo migliore.

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